4 settembre 2012

Leone - Eccesso di grandezza

Il segno del Leone, quinto della sequenza zodiacale, riassume in sé l’archetipo della Vita stessa e della riproduzione su questo pianeta poichè il suo astro principale, il Sole, è ciò che ha permesso lo sviluppo della vita infatti, in tutte le culture, viene identificato come la principale divinità creatrice.
Questa palla di fuoco, fulcro del sistema solare, simbolicamente evoca il il cuore, centro pulsante del nostro corpo fisico che ci scalda e ritma incessantemente il tempo. Organo associato al Leone, anticamente era ritenuto sede della forza d’animo, della vita e delle passioni.

 Infatti è un Leone, nei tarocchi, a rappresentare la Forza, intesa non come violenza o potere, ma come coraggio.
 I Leoni sono indubbiamente coraggiosi, pieni di fiducia in se stessi, convinti della bontà dei loro progetti e inesorabilmente votati a realizzarsi a scapito di qualunque cosa. Le loro ambizioni sono grandi, anzi grandiose, eccessive, come eccessiva è la loro energia ed eccessivo è il modo che scelgono per esprimerla. Potendo, vivrebbero tutti come Luigi XIV, appartenente al segno della Vergine, ma molto segnato astrologicamente dal Leone, non per niente ricordato come ”Re Sole”.

Napoleone Bonaparte poteva appartenere solo a questo segno (anche se alcuni astrologi hanno avanzato dubbi): ambizioso, abile stratega, pieno di coraggio e orgoglio, si incorona imperatore con le sue stesse mani.
Giovane generale capace di resistere a mille avversità, sempre tenace nel perseguire i propri obbiettivi, venerato dai suoi soldati, prima di divenire imperatore incarna agli occhi di molti popoli il simbolo della liberazione dal giogo straniero, ma finisce per sottomettere al suo desiderio di potere gran parte delle aspirazioni libertarie dei rivoluzionari europei.
Generoso e leale, arrivato al potere condivide volentieri responsabilità e prestigio, ma solo con i suoi familiari, che lo riconoscono come sovrano. Galvanizzato dalle vittorie militari e dopo aver conquistato mezza Europa, intraprende la “campagna di Russia”, un’impresa più grande di lui (niente è mai troppo per un Leone!) che segnerà la sua fine politica. Esiliato sull’isola d’Elba, indomabile e sicuro dell’amore dei francesi verso il loro imperatore, riesce a fuggire grazie all’aiuto di alcuni fedelissimi e a riconquistare, seppur brevemente, il trono prima di essere di nuovo tratto in esilio questa volta nell’inaccessibile isola di Sant’Elena.

Il Leone vive per “creare”, riproducendo in ogni suo piccolo gesto l’esplosione che ha dato il via al nostro universo.
I rappresentanti di questo segno hanno la necessità (e la convinzione) che tutto ruoti intorno a loro tanto da fare di se stessi la loro principale creazione, come accadde per Mata Hari (7 agosto 1876), il cui nome in lingua indonesiana (“occhio dell’alba” o “occhio del giorno”) allude proprio all’astro solare.

Passata alla storia come la regina delle spie, celebre per le sue danze seducenti, cariche di eros ed evocatrici di atmosfere misteriose e lontane, l’olandese  Margaretha Gertruida Zelle, prima di diventare  Mata Hari,  aveva dovuto superare un’infanzia non propriamente serena, una serie di molestie sessuali, un infelice matrimonio (contratto rispondendo ad un’ inserzione su un giornale!) e la perdita per avvelenamento del suo primogenito.

Dopo la separazione dall’anziano marito la sua natura leonina, bisognosa di “palcoscenico”, di luce, di applausi e di successo esplose in tutta la sua forza dando vita al personaggio della danzatrice esotica scegliendo di risiedere, pur non potendoselo permettere, al Grand Hotel di Parigi e tessendo la trama del suo personaggio attraverso una serie di incredibili finzioni volte a creare quell’aura di leggenda che ancora la accompagna.
Le sue intense frequentazioni con ufficiali francesi, tedeschi, olandesi, la possibilità di spostarsi senza problemi grazie al suo lavoro ne fecero un personaggio molto appetibile per i servizi segreti dei paesi coinvolti nel primo conflitto mondiale.
Ancora non si sa se Mata Hari fu davvero una spia e se fece il doppio gioco al servizio di Francia e Germania, ma, processata e ritenuta colpevole venne fucilata alle quattro del mattino del 15 ottobre 1917.

Senza smentire l’indole eroica, coraggiosa ed infinitamente orgogliosa del suo segno solare, pur essendosi proclamata innocente durante l’intero processo, di fronte al plotone d’esecuzione non ebbe il minimo cedimento, rifiutò di essere bendata e, dice la leggenda, regalò i suoi ultimi baci ai soldati che la stavano per uccidere, uscendo di scena con un ultimo plateale gesto.

© riproduzione riservata:  idea e testi Stefania Lucarelli - immagini Fototeca Storica Gilardi 
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