30 giugno 2011

Cancro

(22 GIUGNO - 22 LUGLIO)

Quel monello, quel prestigioso giocoliere che era il Gemelli è diventato un adolescente sognatore seduto accanto a una sorgente. Tutta l’acqua del Cancro Schubert la ritroviamo qui, mulini, mugnaie, trote e cascatelle.
Ma perché quella brutta parola: Cancro? In verità bisognerebbe dire gambero, come gli astrologi cinesi. Lo squisito crostaceo d’acqua dolce dorme raggomitolato, avanza, indietreggia, dorme ancora, sogna, indietreggia, avanza. Soltanto la Luna, suo pianeta principe, lo mette in movimento, e il Sole gli fa paura.
L’acqua, che è la sua vita, è l’acqua primitiva, l’acqua madre, l’acqua che si sogna.
La Luna, che è la sua luce, è la notte benefica, la notte antica del feto, la notte feconda.
Per parlar chiaro il Cancro (conserviamogli questo nome, giacchè non siamo cinesi) sarà di tutti i segni il meno attivo e il più incosciente.

Per il bambino Cancro, quello che più conta è il bacio della mamma. L’ha detto molto bene Proust (Cancro) nell’inizio di “Alla ricerca del tempo perduto”, e tutta la sua vita e tutta la sua opera sono la più bella illustrazione di questo segno. Il piccolo Cancro, anche se non è Proust, cresce di ricordo in ricordo. Ha appena otto anni e già gli piace farsi raccontare, seduto sulle ginocchia della mamma, quel che faceva a tre o quattro anni. L’avvenire lo sgomenta. La sua ora preferita è il crepuscolo. Il suo terrore è il mattino, che lo costringe a uscire dal suo languore.
E’ un bambino di lusso, bisogna fargli fare delle passeggiate, o metterlo a cavallo, al mattino, mandandolo a scuola il pomeriggio, quando sarà finalmente sveglio.
Molto benvoluto dai compagni (e ha bisogno di essere amato) si interessa soltanto a se stesso. Non gli piacciono i giochi pericolosi, non ha la passione per le automobiline. Predilige le vacanze in famiglia e la sua collezione di farfalle, di oggetti preziosi, di gioielli, di pezzuole.
Un piccolo Cancro non va trattato come una bambina. Bisogna fargli fare dello sport, dell’alpinismo, dello sci, tutto quello che volete. Bisogna procurargli i lividi e i bernoccoli che l’Ariete si procura da solo. Piangerà, cercherà rifugio in un cantuccio, farà il bambino gatto o il bambino malato (la sua suprema risorsa), ma non badategli, privatevi un poco della sua tenerezza, che è tuttavia quel che egli ha di meglio. La sua vita sarà la vita sognata. Non necessariamente la vita felice, ma piuttosto la vita che si immagina, una vita da struzzo con la testa nella sabbia, una vita da nictalopo, gli occhi sbarrati nella notte, una vita da Narciso chimerico.

Ecco un altro Cancro tipico: Rousseau. “Meditazioni di un vagabondo solitario” è già tutto un programma. Il fatto che chiamasse “mamma” la sua amica signora di Varens è abbastanza eloquente. Comporre un trattato di pedagogia, inventare il romanticismo, costruire, sia pure “confessandosi “, un mondo immaginario, e soprattutto esclamare per tutta la vita: “gli oggetti mi fanno molto meno impressione dei ricordi”, ecco il ritratto di un sentimentale incorreggibile, un po’ lacrimoso, sublime e irritante, che ha ben poche probabilità di diventare un uomo d’azione.
Nel Cancro non troviamo né generali battaglieri né grandi sportivi né uomini politici, con l’eccezione di Pompidou che preferisce la compagnia di scrittori e attori a quella di deputati e ministri ed esercita contemporaneamente il suo fascino su de Gaulle e su i Rothschild. Quanto alla vita di ogni giorno, l’uomo Cancro non è facile da analizzare. Tutto dipende dal clima in cui si effettua l’unione tra sogno e realtà. Il Cancro ha più immaginazione che esperienza, è più ipersensibile (magari medium) che sensibile. Tutto dipende anche dalla sua famiglia: può diventare un adulto bambino, adulato o materno. Accanto al fuoco, la sera, finge di dormire e poi se ne va.

La donna sognata, così come l’immagina il più uomo degli uomini, è proprio lei. E’ forse un caso se Giuseppina Beauharnais e Maria Luisa erano così fortemente segnate dal Cancro? La donna Cancro ha ciò che l’uomo preferisce: la passività più apparente. Un vero bocciolo di rosa che i lascia fiutare, che non chiede niente, che è spesso stanca, che finge d’essere malata e dorme tardi al mattino. Ma ottiene sempre tutto, o quasi. Può essere affascinante come Lola Montez o Eleonora Duse, capricciosa come Clara Schumann o Maria Antonietta. Spesso nutre un segreto disprezzo per l’uomo, che è la sua preda. Ma non lo divora, come fa la donna Scorpione. Sarebbe troppo stancante. Preferisce starlo a guardare per tutta la vita attraverso le palpebre socchiuse. Vorrebbe averlo sempre accanto, ma lui lavora troppo. Perché? Per lei? “Ma io non pretendo tanto…”
E’ una donna che culla, una donna odalisca, una divoratrice di zuccherini, un’arredatrice nata, pensa più alle tende del salotto che all’arrosto nel forno. Come il marito Cancro, anche lei sogna di andarsene. Come lui, non sa bene dove. Forse verso la morte, la sua migliore amica, di cui parla spesso e senza paura. Si mangia la morte come se fosse una pasta alla crema. Trova che l’idea è deliziosa. E poi, siccome bisogna pur fare qualcosa, farà un altro bambino.
E’ una mamma nata, una mamma martire, adorata, la sorella maggiore dei suoi figli. Li fa lavorare volentieri in vece sua e sospira: “Ah, questi ragazzi mi uccidono!” Ha la mania di persecuzione. Suo marito dice che legge troppi romanzi. Infatti ne comincia parecchi, ma non arriva mai fino all’ultima pagina. Dice: ”la mia vita è un romanzo”. Non spiega il perché ed io non ne so nulla, ma se fossi in voi, caro signore, una donna così la sposerei due volte.

“Il lavoro, che orrore!” dicono tutti i veri Cancro. Il più delizioso tra loro, La Fontaine, aveva trovato nella sovrintendenza forestale il modo ideale per impegnarsi (?) , cosa che non gli impediva di passare, sorridendo, da una dama protettrice all’altra. Ma gli altri? Come se la cavano?
Ci sono i Cancri automatici, che lavorano in punta di dita pensando ad altro.
Ci sono i Cancri vagabondi, che fanno qualsiasi cosa con la stessa disinvoltura, in un sontuoso disordine, dormendo letteralmente in piedi. A Montparnasse c’erano quattro amici di questo segno, Cocteau, Radiguet, Max Jacob e Modigliani. A giudicare dalla loro opera, perfezionata fino allo sfinimento, si sarebbe tentati di giudicarli grandi lavoratori. Eppure, un nervo misterioso dava ordini alla loro pigrizia. Ancora oggi c’è chi (per invidia, senza dubbio) li considera dei dilettanti.
E’ vero che si affannano molto per avere l’aria di non fare nulla. Il dramma del Cancro è che la sua mania di persecuzione lo induce a credersi sempre sfruttato. Allora tanto vale non lavorare affatto… D’altra parte egli è cullato, trasportato da una dolce corrente che regola lo spazio e il tempo. Ed è indotto a lavorare per forza, perché non può resistere a tale corrente. Che si chiami Proust o Corot, con la stessa mano disfatta, tra fiumi e valli ricostruisce il mondo a somiglianza del suo sogno.
Più prosaicamente, il Cancro può essere un buon medico, una buona infermiera, un eccellente educatore. E’ fatto per parlare ai bambini. La Fontaine e la contessa Ségur lo dimostrano.
I Cancri sono di solito professori affascinanti, e la più arida delle scienze in bocca loro diventa una storia di fate.
Un grosso difetto: quando sono vecchi hanno troppi ricordi. Ma li raccontano così bene!

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Nessun commento:

Posta un commento

Potrebbero interessarti anche:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...