30 giugno 2011

Pesci

(20 FEBBRAIO - 20 MARZO)


Pesci, miei cari Pesci, non so come prendervi, né come parlare del vostro segno. Eppure, è di voi che l’astrologia fa più presa: vi nuotate a vostro agio, ma come naufragate volentieri… Ultimo segno dello zodiaco, è il più ricco, come un vegliardo carico della saggezza universale; ma poiché lo zodiaco sta per riprendere in suo girotondo, è anche il segno più innocente, a volte quasi infantile.
Per capirlo bene, bisogna aver osservato le onde dell’oceano; le onde che arrivano lentamente da molto lontano, che portano in sé i segreti del cosmo e che si frangono all’improvviso sulla sabbia, leggere, schiumose, fresche: Nettuno tonante è divenuto una pozza chiara, ma subito riparte, preso nel suo moto eterno. Così l’essere nato sotto il segno dei Pesci è inafferrabile per se stesso e per gli altri. E’ alla continua ricerca di un assoluto introvabile.

Il bambino Pesci si allontana ben presto dalla realtà. I suoi genitori, parlando di lui, alzano le spalle e dicono: “E’ un incosciente!” Capace di tutto perché non sa valutare i rischi. Si interessa ad ogni cosa, ma niente lo appassiona. Non appena esercitate una qualsiasi influenza si di lui, è pronto a seguirvi. Ci si sgomenta a torto della sua arrendevolezza. Non si può affidargli un rompicapo da comporre perché nulla per lui ha un’unica soluzione. E nemmeno un trenino elettrico, a meno di non aggiungervi innumerevoli gallerie, ponti, eccetera. In ogni caso, aprirà gli scambi e farà deviare la locomotiva. Il suo gioco preferito: il labirinto, naturalmente, la barca. Bisognerebbe poter combinare le due cose, ad esempio un labirinto sottomarino. Il suo complesso, per adoperare una parola difficile, è la fuga. Bisogna dunque orientarlo molto presto. Il minimo brutto voto a scuola è per lui una catastrofe.
Si deve evitare ad ogni costo che egli si senta vittima del proprio caos. Ravel da bambino era uso alle lunghe fughe notturne. Al conservatorio imparò poi l’arte della fuga, che è molto austera. Chiedo scusa ai piccoli Pesci. Ma con loro la severità è utilissima.

Il Pesci che ama balbetta, tende le braccia: sta per annegare. Non ama alla follia, ma all’infinito. Non ci capisce nulla lui stesso. Vorrebbe stare zitto. Allora Cristiano ha bisogno di un Cirano per dichiararsi (Rostand era Pesci naturalmente, e il duca di Reichstadt, il suo “Aiglon”, lo era ancora di più, forse troppo). Se l’amore diventa lotta, si allontana. Bisogna sempre ricondurcelo.

Ma non esiste amore più fatato, e quando si ama una donna Pesci, si riceve in dono la parte migliore dell’umanità. Eppure questa donna ha due piccoli inconvenienti: sogna a voce alta in bagno, e non può parlare dell’uomo che ama, chiunque egli sia, senza dire: ”Poverino!” Con i suoi figli tutto l’angoscia. E specialmente “questa ridicola vita moderna” che bisogna condurre. Vorrebbe che i suoi bambini folleggiassero attorno a lei come le bagnanti di Renoir. Fa dei grandi sforzi per educarli bene, ma ci riesce soltanto se si sente un po’ una donna martire.

Durante le mie ultima vacanze conobbi un padre Pesci che aveva due figli rimandati a settembre. In un mese, insegnò loro soltanto il moto delle stelle e delle maree. Purtroppo i due bambini non erano Pesci, sennò avrebbero potuto diventare specialisti del cosmo come Copernico, Galileo, Newton, Le Verrier, Einstein, che sono tutti Pesci, naturalmente.
Un Pesci non può essere mediocre, perché diventerebbe qualcosa di peggio. Questo è il suo problema capitale. Bisogna dargli il mezzo per primeggiare. Bisogna che dimentichi i pesciolini piccoli per diventare un maestoso Nettuno. I geni più illustri, nel senso completo della parola, hanno sempre nel loro tema natale, un granellino di Pesci, per così dire. Basta elencare Michelangelo, Leonardo da Vinci, Goethe, Rembrandt, Bach, Hugo, e nomino soltanto alcuni. Sarà utile ricordare spesso al Pesci questa illustre lista dei nativi del suo segno. Pensare ai geni gli sarà doppiamente utile. Prima di tutto perché dubita troppo di sé. E poi perché ignora o addirittura disprezza i talenti gentili.
La sua ricerca è paragonabile a quella che portò Bernanos dal “Diario di un curato di campagna” al “Dialogo delle carmelitane”. Non ditegli mai: “Dovresti leggere questo romanzetto, è grazioso.” Dategli dei poemi, dei libri di mistica cristiana o indù, dei trattati di filosofia tedesca. Digerisce tutto. Dice timidamente: Io che non sono un intellettuale…” Spesso è anche vero. Ma le intelligenze più acute non raggiungono facilmente il nirvana angosciato dei Pesci.

Può fare a meno di musei, ma non può fare a meno della musica. Dovrebbe amare l’universo di Ravel con le sue ondine, i suoi giochi d’acqua e le barche sull’oceano. Ma respira a suo agio soprattutto nelle grandi composizioni religiose di Bach. Per capire bene la musica Pesci, paragonate l’opera di Bach, che è un Ariete molto Pesci, a quella, fatte le debite proporzioni, di Honegger, che è un Pesci Ariete. Gli elementi in comune sono i corali, l’oratorio, la cantata, l’ampiezza e la durata delle fughe, la polifonia dei cori tesi versi Dio. La migliore rappresentazione del simbolo dei Pesci è Giovanna al rogo e nel cuore di tutti i Pesci sonnecchia una Giovanna d’Arco.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

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