30 giugno 2011

Leone

(23 LUGLIO - 23 AGOSTO)

Se fossi nascosto nella carta di questa pagina, so benissimo che cosa vedrei: i lettori Leoni e le lettrici Leonesse chini su di me… è che adesso hanno già girato la pagina. Lo immaginavo e per due buone ragioni: al Leone non piace che si parli di lui. Se la cava benissimo da solo in questo compito che considera una sua prerogativa esclusiva. Inoltre, il Leone fugge l’astrologia come i gatti fuggono l’acqua. Sa che gli astrologi conoscono i punti deboli della sua corazza e i suoi difetti. Non gli va che gli tirino i baffi. Re di cuori, quale è, detesta che un malizioso fante di cuori lo interrompa. E, in effetti, gli astrologi sono molto severi con lui. Pensate che mi metterò anch’io in urto contro un dodicesimo dell’umanità? Nossignori, perché, sebbene possa parere strano, i Leoni puri sono relativamente rari. Ancor più rari degli Arieti puri. Si direbbe che noi fabbrichiamo degli anti Leoni come gli anticorpi. Ci capiterà infatti di incontrare degli omettini modesti che vi diranno con voce malsicura: “sono un Leone, immaginatevi un po’…” E voi non immaginerete un bel nulla, giacchè il più potente dei segni è spesso minato, corroso, avvilito da Saturno, dalla Vergine, da Mercurio, dall’Acqua. Il suo fuoco brilla, sì, ma a prezzo di quali sforzi!

Molti Leoni cercano di essere tali, ma pochi lo sono. Noi parleremo soltanto di questi ultimi. Leoni puri, Leoni naturali, Leoni regali. Se il vostro bambino è un vero Leone, so che la cosa non mi riguarda, ma dovreste dargli subito un fratellino o una sorellina (che lui comanderà a bacchetta), altrimenti toccherà a voi assecondarlo. Con un bambino di questo genere si stabilisce prestissimo un problema di priorità. Ci sono dei ragazzini che se ne infischiano di essere gli ultimi della classe. Il piccolo Leone mai. Ruggisce, piange, accusa, e rischia persino di fuggire di casa. Ma è generoso con i suoi compagni. Se si è districato prima degli altri nel tradurre un brano latino irto di congiuntivi, passerà il foglio della brutta di mano in mano. Una luce si è accesa nei suoi occhi, rialza la criniera, fra poco si getterà nelle braccia della mamma, colmo di gioia; non soltanto è stato il primo, ma si è trasformato nel mecenate della classe. Spero che sua madre saprà capirlo. D’altronde, un Leone è facilissimo da capire, anche troppo. Ma non è facile amarlo…

Il Leone è prima di tutto “io” e faticherà parecchio a diventare “tu”. Sa che bisogna arrivarci, ma come? Quando cammina sente gli sguardi altrui posati su di lui, che lo spiano, che forse non lo ammirano, che rischiano di non amarlo. In questa folla egli cerca di isolare un Altro, uno solo, ma non vede che lui.
La tradizione gli dà come insegna “un uomo declamante davanti ad un blasone”, e la donna amata egli la immagina un po’ come quel blasone. Rovescia su di lei più lusso che voluttà, la copre di regali insensati, si rovina, gioca d’astuzia con la fortuna, si indebita, fa una tragedia con tutto ciò che gli impedisce di mostrarsi sotto l’aspetto più fastoso. Il Leone innamorato è quel signore elegante, pletorico, coi sopraccigli alteri, che arrivando al ristorante getta il cappotto al ragazzo, urla perché il tavolo migliore è già prenotato, chiama il direttore perché la bistecca non è al sangue, fa rifare l’omelette flambèe perché tutti possano ammirare i riflessi dell’alcool in fiamme sulle guance della sua diletta tremante, e quando se ne va lascia una scia di schiene piegate in due dall’enormità delle sue mance. Ah, Victor Hugo ha fatto dell’astrologia senza saperlo: avrebbe potuto aggiungere trentasei epiteti diversi all’aggettivo “superbo”, avrebbe potuto dire “meraviglioso, ombroso, prestigioso”, ma seppe trovare il migliore e per bocca sua la donna amata e soggiogata mormora: “sei il mio leone, superbo e generoso”. Un po’ più tardi quella stessa donna scoprirà il rovescio della medaglia. Dirà “tirannico”. Si accorgerà soprattutto che la professione o l’impiego sono sempre più importanti dell’amore anche per i leoni innamorati, che si chiamino Francesco I, Luigi XIV, Alessandro Dumas, Napoleone o Liszt.

Quanto alla signorina Leonessa, vi porrà gli stessi problemi, e capirete al volo che con lei non si può certo tentare il colpo del “delizioso ristorantino a buon mercato”. Non cercate nemmeno di dimostrarle che è meglio rinunciare alla platea e andare in loggione perché l’acustica lassù è migliore. Acconsentirà a venire con voi al concerto del famoso pianista, a patto di sedersi a quattro metri dal pianoforte. In linea di massima è sempre lei che decide e all’ultimo minuto può rimandare l’appuntamento. Vede soltanto chi le va a genio e sposerà chi vorrà lei; se si cerca di frenare la sua indipendenza si rischia di spezzarla. Margaret d’Inghilterra è una Leonessa… Se non riesce a sposare chi vuole, la nostra amica sposa un cavalier servente. Non è poi tanto grave; deve esserci un dodicesimo degli uomini che appartiene a questa categoria: mariti di Leonesse. L’importante sta nel non sbagliare. Ma non vedo come potrebbe andar bene una coppia di Leoni puri. A meno che non si divertano a divorare tutto sulla loro strada.

Tutto sommato, il Leone è il più felice dei segni, perché riesce a imporre la propria legge e regnare a lungo. Un vero Leone non abdica mai (Cécile Sorel, Marlene Dietrich). Muore sempre in modo spettacolare (Luigi XIV, Liszt, Claudel) o drammatico (Napoleone, Bolivar, Mussolini), mai cessando semplicemente di vivere. E’ più rappresentativo che creatore. La metà dei Presidenti della Repubblica Francese è nettamente segnata dal Leone, ma in questa famiglia si trovano pochi pittori (con la grandissima eccezione di Rubens), un solo cineasta che amava i film colossali: Cecil B. de Mille; un solo grande musicista, Liszt, e in una lista di quattrocento scrittori francesi contemporanei, solamente tre Leoni: Claudel, Paul Morand, Roger Peyrefitte. Notate che i primi due furono ambasciatori e che il terzo scrisse “Le ambasciate”. Non ci posso fare nulla, pare che il mestiere di ambasciatore sia l’ideale del Leone. E se non arriva tanto in alto? Ebbene, conobbi l’autista Leone di un ambasciatore il quale diceva, ad esempio: “domani diamo un ricevimento”. Era salvo.


(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

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